di Davide Persico
In questa settimana che ormai sta finendo, negli Usa trasmettono alla Tv film horror di un certo livello, anche sotto lo zero, maratone horror di tutti i tipi. Un tempo presentava la serata Elvira La strega, ovvero un putt*none dark con i capelli alla Amy Winehouse. La rubrica sarà ridotta per venire incontro ai vostri impegni di stasera: Halloween, ma anche la partita della Roma. Inoltre la rubrica sarà divisa in due sottosezioni: tre film per gli halloweeniani e tre film per gli anti-halloweniani, ma anche per gli antimeridiani, gli antidiluviani, insomma per tutti i gusti. Ovviamente per la prima sezione i film sono rigorosamente horror. Vestitevi da zombi, da vampiri, da scheletri, da streghe o semplicemente da impiegati di Equitalia e prima di andare a fare dolcetto e scherzetto vedetevi un bel filmetto. Un consiglio per le ragazze che non sanno più cosa indossare di originale questa serata, la soluzione è semplice: vestitevi da naturiste, si risparmia!

Per gli halloweeniani

Halloween – la notte delle streghe (John Carpenter, Usa, 1978) Stasera proprio perchè è Halloween consiglio questo evergreen del cinema di paura e da paura; mica potevo consigliare Pierino. Un film giocato interamente sulla tensione, su un accumulo di ansia incredibile, in cui non scorre neanche una goccia di sangue ma terrorizza veramente fino alla fine. La storia di un bimbo che fa dolcetto o scherzetto in modo un po’ pesante. Uccide la sorella che si apparta con il fidanzato, e poi dopo quindici anni alla vigilia di Halloween ci riprova con un’altra parente. Insomma, ogni anno festeggia halloween a modo suo, ci prende talmente gusto che da oltre trent’anni miete vittime nella sua cittadina di origine. Adesso mi chiedo, ma in oltre trent’anni è rimasto ancora qualcuno lì? Per la legge dei grandi numeri (Legge Presentata da Cicciolina quando era deputata radicale) è un po’ come la favola che i comunisti mangiavano i bambini. Se fosse stato così, in un Unione Sovietica, tempo vent’anni non ci sarebbe stato più più nessuno. Consigliato a chi ama rivedere i classici dell’orrore lo stesso giorno, la stessa ora e anche lo stesso aanno in cui si svolge la vicenda del film; ma anche per quelli che non trovando una maschera per Halloween possono sempre prenderne una di Carlo Conti e tingerla di bianco. L’effetto sarà mostruoso.





Una strega di nome Elvira (James Signorelli, Usa, 1988). La storia di un putt*none dark (me la ricordo che ballava nella dark room del Black out qualche anno fa) che cerca il principe azzurro. So bone tutte a cercare il principe azzurro mostrando due tette perfette che si vedono palesemente (mica si intravedono) da un vestitino alla Peter Pan tinto di nero. Film gradevole, non un capolavoro, ma divertente per una serata spensierata. Dai, stavolta vi faccio rilassare un po’, anche perché poi tra Halloween e la Roma staremo tutti concentrati: chi a rimorchiare una strega che magari si scopre essere la zia (come capitò a un mio amico al Club 42); e chi a capire se ha segnato Dzeko oppure no. Per le ragazze che si vorranno vestire come Elvira, potrò farvi da cavaliere ad una qualsiasi festa danzereccia per stasera. Consigliato a chi pensa che l’abito non fa il monaco e che giustamente una donna prorompente è dotata anche di sentimenti; ma anche a chi ad Halloween è convinto che troverà l’amore della sua vita, magari ballando al Black out con qualche scopettone nero che ti sorriderà interiormente per farti capire che le interessi… così non lo saprai mai!



Nosferatu, il Principe della notte (Werner Herzog, Germania, 1979). Film fantastico, intenso, mitico. Pervaso da un’atmosfera malaticcia e di morte che a fine visione vi verrà voglia di misurarvi la febbre, la pressione e chiamare il vostro medico di famiglia per segnarvi le analisi del sangue. La storia è quella di un immigrato rumeno che va in Germania a portare la peste dopo che la Merkel ha aperto le frontiere e prima ancora è caduto il muro di Berlino. Questa è la storia di Dracula; voi o non vuoi è questa. Mi sono dimenticato di dire che la storia dell’immigrato rumeno che porta le malattie è tutta una losca operazione di diffamazione condotta dalla stampa di destra. Se guardate attentamente, Nosferatu assomiglia perfettamente a Sallusti il direttore de Il Giornale, quello che sta con la Santanchè, quindi ci stanno tante cose sotto. Sensualità, intrighi e in alcune sequenze il film vi sembrerà la pubblicità dell’ente tedesco per il turismo o della proloco del Sud Tirolo. Consigliato a chi si domanda ancora oggi come Klaus Kinski abbia potuto fare una figlia così bella e bona; ma anche a chi pensa che Isabelle Adjani sia così bianca da mimetizzarsi con le pareti.



Per gli anti-halloweeniani

I Cannibali (Liliana Cavani, Italia, 1970). Uno dei film più strani che abbia mai visto, e io ne ho visti parecchi quindi fidatevi di me. La storia è quella di un frikkettone che mi pare una volta abbia suonato al circolo Hemingway. Il tizio parla ostrogoto antico, disegna pesci, e si unisce a una bella ragazza per togliere i cadaveri sparsi per strada contro il volere di un regime autoritario. Insomma c’è tutto, anche la critica sociale. Thomas Milian fa un personaggio così bizzarro che il commissario Girardi in confronto è Humphrey Bogart ne Il grande sonno. Il personaggio di Milian invece di stare con la ragazza a fare roba si mette a giocare a polo; poi si incazza se la ragazza non lo va a vedere alla partita ma preferisce stare con il frikketone. Il film scorre bene e Milano sembra una città bellissima con delle colorazioni anni ’60 di un certo tipo. Consigliato a chi indossa spesso jeans rossi e ancora non si vergogna di andare in giro così; ma anche per chi pensa che un film non ha bisogno di dialoghi e battute ad effetto per avere successo. In fondo se Vasco Rossi ha fatto successo dicendo <<eeeeeee…..eeeeeee…..eeee…dadada>> (vedetevi Checco Zalone che lo imita), figuriamoci un film quello che può fare senza battute a effetto.



Il coltello nell’acqua (Roman Polanski, Polonia, 1962) Film metaforico e interessante. La storia è quella di un tizio che sembra Aldo Biscardi e della giovane moglie, sensuale quasi come una forchetta d’argento rovinata dal tempo, che vanno a fare un giro in barca insieme a un giovane e poetico giramondo che non ha le ascelle di Franchino, ma la simpatia di una rana pescatrice. Per rompere il tempo si mettono a giocare a Shangai e Polanski lo fa passare come un gioco così difficile che sembra che il terzetto stia risolvendo il teorema di Pitagora. Però il film crea una certa tensione narrativa giocata su una falsa pista, portando lo spettatore verso altri lidi … sempre con la barca. La donna di Biscardi poi è di un’espressività simile a un ferro da stiro a carbone con gli occhiali. Consigliato a chi ama la barca e pensa sia tutta vita e relax, ma anche a chi si accontenta e gode, e non ha bisogno di donne bellissime per innamorarsi.


Paris Texas (Wim Wenders, Germania/Francia/Gran Bretagna – nessun altro paese? - 1984). Film di una palla micidiale ma con dei paesaggi mozzafiato. Tenero, a volte romantico, a volte intrigante, a volte tristissimo. Un Road movie in cui nessuno si droga e nessuno va a pu**ane; mica so tutti come Easy Rider. La storia è quella di un tizio che è sveglio come Kalì quando sta ubriaco per Latina. Per sbarazzarsi del figlio di otto anni appena ritrovato, il tizio buffo cerca di riportarlo dalla madre che non vede da quattro anni. Ammazza che storia ingarbugliata! Il film dura tantissimo perché sto tizio buffo ha paura dell’aereo e quindi per andare da un posto all’altro del Texas ci metto troppo tempo con la macchina. È una intrigante e amara riflessione esistenziale che sicuramente merita di essere vista. Consigliato a chi pensa che Wim Wenders assomigli a Max Tortora quando imita Califano; ma anche a chi si sta ancora facendo la domanda su quanto è bona Nastassja Kinski e della strana discendenza genetica.